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Dall’8 al 9 febbraio, presso la Fiera di Vicenza, andrà in scena la quinta edizione del Rally Racing Meeting, la più grande fiera annuale dedicata al mondo delle competizioni automobilistiche e organizzata dal due volte campione del mondo rally Miki Biasion. Al centro dell’esposizione vicentina, l’inedita mostra di tutti i modelli Lancia che, dal 1920 in poi, hanno partecipato a competizioni sportive, regalando momenti unici agli appassionati del brand italiano e del motorsport internazionale.
Ben quattro di queste sensazionali vetture fanno parte della preziosa collezione di Stellantis Heritage, l’ente del Gruppo che custodisce, tutela e divulga l’inestimabile patrimonio dei marchi automobilistici italiani. Solitamente esposti presso l’Heritage Hub a Mirafiori, si tratta dei modelli Lancia Stratos HF “Alitalia” del 1974 (vincitrice del Rally del Portogallo 1976), Lancia D50 F.1 (1954), Lancia D25 (1954) e Lancia ECV2 (1988). Inoltre, al Rally Racing Meeting 2025 il pubblico potrà ammirare le più recenti creazioni - Ypsilon Rally 4 HF, Ypsilon HF da 280 CV e Ypsilon LX – a conferma di quel fil rouge che lega un glorioso passato ad un altrettanto luminoso futuro del brand, sia in strada che in gara.
Tra l’altro, per la messa a punto dei modelli Ypsilon Rally 4 HF ed Ypsilon HF da 280 CV, il marchio italiano si è avvalso proprio di Miki Biasion, una vera leggenda nella storia del motorsport che, tra gli anni ’80 e ’90, ha indissolubilmente legato il proprio nome al marchio Lancia, diventando il pilota italiano più vincente di tutti i tempi. Al volante dell’iconica Delta della scuderia Martini Racing, Biasion ha conquistato i mondiali 1988 e 1989, contribuendo così a rendere Lancia il marchio con il maggior numero di vittorie di tutti i tempi, grazie a dieci Campionati del Mondo Rally Costruttori, tre Campionati del Mondo di Endurance Costruttori, una 1000 Miglia, due Targa Florio e una Carrera Panamericana.
Lancia Statos Gr.4 Alitalia (1974)
Tra le più ammirate della mostra, di certo sarà la straordinaria Lancia Stratos Gr.4 Alitalia (1974) che vinse il rally del Portogallo nel 1976 e si classificò seconda nel rally di Monte Carlo del 1977. Contraddistinta dalla livrea bianco-rosso-verde dello sponsor Alitalia, il mitico modello Stratos garantì alla casa Lancia il dominio assoluto del mondo dei rally fino a metà degli anni 70. All'epoca, il direttore sportivo Cesare Fiorio sfruttò tutte le possibilità del regolamento per creare -sotto il suo coordinamento - la prima auto costruita con il solo ed unico scopo di vincere i rally. La coupé due posti è caratterizzata dall'iconica linea cuneiforme, opera di Marcello Gandini per la carrozzeria Bertone, ed è spinta da un sei cilindri da 2,4 litri di provenienza Ferrari, situato alle spalle di pilota e copilota allo scopo di ottimizzare il peso. Prodotta nella versione ufficiale da corsa (con testata prima a 12, poi a 24 valvole per una potenza massima di 300 CV) in 26 esemplari su un totale di circa 500, la Stratos conquistò un numero straordinario di vittorie, tanto da essere definita l'"arma assoluta" dei rally. Fra l'altro vinse per tre volte consecutive il rally di Monte Carlo e si aggiudicò tre titoli nel campionato mondiale costruttori (dal 1974 al 1976) ed altrettanti nell'europeo piloti, oltre alla vittoria della Coppa Mondiale FIA piloti rally nel 1977, con Sandro Munari.
Lancia D50 F.1 (1954)
La D50 rappresenta uno dei più grandi traguardi sportivi nella Storia della Casa di Borgo San Paolo. Nel 1953 la Lancia, già impegnata con successo nelle corse automobilistiche su strada, decise di prendere parte anche al Campionato Mondiale di Formula 1. Fu quindi affidato a Vittorio Jano il compito di progettare, con l'ausilio del Reparto Corse, una vettura monoposto. La vettura, dotata di motore 8 cilindri a V di 90° con cilindrata di 2,5 litri, esordì nell'ottobre del 1954 al G.P. di Spagna. La D50 si distingue per le impeccabili finiture (inusuali in una monoposto da competizione) e per un peso piuttosto contenuto, inferiore di oltre mezzo quintale rispetto a quello delle dirette concorrenti. La caratteristica estetica ed aerodinamica più rilevante è rappresentata dalla posizione laterale dei serbatoi del carburante, che garantisce un miglioramento del valore del CX ed una stabilità eccezionale nella marcia a serbatoi pieni. Nel 1955, condotta da piloti del calibro di Alberto Ascari e Gigi Villoresi, conseguì alcuni importanti successi, tra cui le vittorie al Gran Premio di Napoli e a quello del Valentino. La relativa esiguità dei traguardi sportivi, unita alla situazione economica sfavorevole della famiglia Lancia ed alla tragica scomparsa di Alberto Ascari, convinsero la Casa ad abbandonare il Campionato di F1. Tutto il materiale venne così ceduto alla Ferrari che, nel 1956, vinse il Campionato del Mondo con Juan Manuel Fangio alla guida di una versione modificata della D50. L'esemplare esposto è quello con cui Gigi Villoresi partecipò al Gran Premio del Valentino del 1955.
La D50 rappresenta uno dei più grandi traguardi sportivi nella Storia della Casa di Borgo San Paolo. Nel 1953 la Lancia, già impegnata con successo nelle corse automobilistiche su strada, decise di prendere parte anche al Campionato Mondiale di Formula 1. Fu quindi affidato a Vittorio Jano il compito di progettare, con l'ausilio del Reparto Corse, una vettura monoposto. La vettura, dotata di motore 8 cilindri a V di 90° con cilindrata di 2,5 litri, esordì nell'ottobre del 1954 al G.P. di Spagna. La D50 si distingue per le impeccabili finiture (inusuali in una monoposto da competizione) e per un peso piuttosto contenuto, inferiore di oltre mezzo quintale rispetto a quello delle dirette concorrenti. La caratteristica estetica ed aerodinamica più rilevante è rappresentata dalla posizione laterale dei serbatoi del carburante, che garantisce un miglioramento del valore del CX ed una stabilità eccezionale nella marcia a serbatoi pieni. Nel 1955, condotta da piloti del calibro di Alberto Ascari e Gigi Villoresi, conseguì alcuni importanti successi, tra cui le vittorie al Gran Premio di Napoli e a quello del Valentino. La relativa esiguità dei traguardi sportivi, unita alla situazione economica sfavorevole della famiglia Lancia ed alla tragica scomparsa di Alberto Ascari, convinsero la Casa ad abbandonare il Campionato di F1. Tutto il materiale venne così ceduto alla Ferrari che, nel 1956, vinse il Campionato del Mondo con Juan Manuel Fangio alla guida di una versione modificata della D50. L'esemplare esposto è quello con cui Gigi Villoresi partecipò al Gran Premio del Valentino del 1955.
Lancia D 25 (1954)
Il modello nasce sulla scia del successo ottenuto dalla D 24 nella Carrera Panamericana nel novembre 1953, successo che rinforza la convinzione, in particolare di Gianni Lancia e Vittorio Jano, di proseguire l'attività agonistica. Da notare che, di fatto, lo sviluppo progettuale della D 24 andò di pari passo con quello della D 50. In particolare, per la D 25 si puntò molto, in primo luogo, su un motore più potente e più performante, in grado di offrire anche buone garanzie anche sulla durata. Dopo alcuni studi e prove effettive si optò per un propulsore con 6 cilindri a V, una cilindrata di 3750 cm3 e una potenza massima di 305 CV. Il motore era alimentato tra 3 carburatori Weber 46. La vettura inoltre pesava circa 40 kg in meno rispetto alla D24. Anche il telaio, seppure derivato da quello della D 24, subì alcune modifiche, in particolare alle sospensioni. Nella parte posteriore si applicò lo schema De Dion con biella longitudinale laterale e doppia balestra in grado di assicurare una maggiore stabilità all'assetto. Per quel che riguarda l'attività sportiva, va ricordato che una prima apparizione in competizione risale al giugno del 1954 quando un motore D 25 allestì una D24, nel G. P. di Oporto, condotta da Ascari. Poi, nel settembre del 1954 tre D 25 furono iscritte al Tourist Trophy.
Il modello nasce sulla scia del successo ottenuto dalla D 24 nella Carrera Panamericana nel novembre 1953, successo che rinforza la convinzione, in particolare di Gianni Lancia e Vittorio Jano, di proseguire l'attività agonistica. Da notare che, di fatto, lo sviluppo progettuale della D 24 andò di pari passo con quello della D 50. In particolare, per la D 25 si puntò molto, in primo luogo, su un motore più potente e più performante, in grado di offrire anche buone garanzie anche sulla durata. Dopo alcuni studi e prove effettive si optò per un propulsore con 6 cilindri a V, una cilindrata di 3750 cm3 e una potenza massima di 305 CV. Il motore era alimentato tra 3 carburatori Weber 46. La vettura inoltre pesava circa 40 kg in meno rispetto alla D24. Anche il telaio, seppure derivato da quello della D 24, subì alcune modifiche, in particolare alle sospensioni. Nella parte posteriore si applicò lo schema De Dion con biella longitudinale laterale e doppia balestra in grado di assicurare una maggiore stabilità all'assetto. Per quel che riguarda l'attività sportiva, va ricordato che una prima apparizione in competizione risale al giugno del 1954 quando un motore D 25 allestì una D24, nel G. P. di Oporto, condotta da Ascari. Poi, nel settembre del 1954 tre D 25 furono iscritte al Tourist Trophy.
Lancia ECV2 (1988)
Realizzato nel 1988, il prototipo Lancia ECV2 rappresenta l’evoluzione della Lancia ECV (Experimental Composite Vehicle), seppure con un disegno di carrozzeria meno esasperato e con un sistema di dosaggio della sovralimentazione ottimizzato per i bassi regimi in funzione della gestione dei due turbocompressori. La vettura viene approntata per studiare l’introduzione nelle competizioni del campionato mondiale rally di nuovi materiali compositi, da impiegare nella costruzione della scocca e per la fabbricazione di alcuni componenti meccanici come l’albero di trasmissione e i cerchi ruota. Si fa così ricorso a pannelli in fibra di carbonio, strutture alveolari e schiume rigide. Il risultato è un risparmio di oltre il 20% in termini di peso rispetto alla Delta S4 di partenza, mantenendo però la stessa rigidità torsionale. La Lancia ECV2 è equipaggiata con un propulsore 4 cilindri da 1759 cc che eroga fino a 600 CV a 8.000 giri al minuto, grazie a un sistema di doppio turbo compressore con intercooler e, particolarità tecnica inedita, ad un sistema di controllo modulare della pressione. La Lancia ECV2 tocca i 220 km/h di velocità massima e impiega solo 9” per passare da 0 a 200 km/h.
Realizzato nel 1988, il prototipo Lancia ECV2 rappresenta l’evoluzione della Lancia ECV (Experimental Composite Vehicle), seppure con un disegno di carrozzeria meno esasperato e con un sistema di dosaggio della sovralimentazione ottimizzato per i bassi regimi in funzione della gestione dei due turbocompressori. La vettura viene approntata per studiare l’introduzione nelle competizioni del campionato mondiale rally di nuovi materiali compositi, da impiegare nella costruzione della scocca e per la fabbricazione di alcuni componenti meccanici come l’albero di trasmissione e i cerchi ruota. Si fa così ricorso a pannelli in fibra di carbonio, strutture alveolari e schiume rigide. Il risultato è un risparmio di oltre il 20% in termini di peso rispetto alla Delta S4 di partenza, mantenendo però la stessa rigidità torsionale. La Lancia ECV2 è equipaggiata con un propulsore 4 cilindri da 1759 cc che eroga fino a 600 CV a 8.000 giri al minuto, grazie a un sistema di doppio turbo compressore con intercooler e, particolarità tecnica inedita, ad un sistema di controllo modulare della pressione. La Lancia ECV2 tocca i 220 km/h di velocità massima e impiega solo 9” per passare da 0 a 200 km/h.