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domenica 23 aprile 2023

La Formula Fire di Corsini Corse protagonista alla Dallara Academy



Testo e immagini di Massimo Campi

La storia della Corsini Corse, le monoposto dipinte di giallo che vincono le gare di Formula Fire e Formula Panda negli anni ’90, è una di quelle storie fatte soprattutto di grande passione per i motori. Una storia molto bella, purtroppo finita prematuramente e tragicamente male con la scomparsa di entrambi i personaggi che credevano nelle loro vetture. Dopo 30 anni si è realizzato un sogno che avevano i due costruttori con la piccola monoposto costruita da Luigi e Sandro Corsini cha fa bella mostra nella Dallara Academy come esempio di tecnica.

La Corsini Corse nasce per pura passione ai tempi della Formula 875 Monza, quando Luigi Corsini, appassionato di motori e pilota dilettante, lascia le gare fuoristrada con le due ruote per iniziare a divertirsi con le quattro. Ma Luigi è un valido artigiano, il suo lavoro è quello di realizzare impianti in PVC, ha grande dimestichezza con le mani, gli attrezzi e la meccanica e realizza la sua prima vettura con idee innovative. Poi costruisce anche una piccola F. Monza con il motore centrale invece che a sbalzo come era di consueto nella tecnica della categoria.

Inizialmente nella piccola officina ci bazzicano anche dei ragazzini, Sandro, il figlio di Primo che ha una quindicina di anni ed è attratto da quel mondo fatto di suoni, rumori e velocità, ed in seguito arriva anche Marcello, il figlio di Luigi, che è ancora un bambino piccolo ma gli piace già tanto giocare vedendo papà e zio mentre trafficano con le vetture da corsa che gli sembrano più belle della Formula Uno che vede alla televisione e sulle riviste di auto che trova in casa. Con il passare degli anni ed il cambio di categorie, passando dalla F. 875 Monza, alla Formula Panda e successivamente alla Formula Fire, inizia la grande storia del piccolo costruttore brianzolo.

In officina è arrivato anche il nuovo aiuto, Sandro Corsini ed è subito intesa con Luigi: nipote e zio formano una coppia con la passione per i motori e la meccanica nelle vene. Intanto Sandro si è anche calato nell’abitacolo delle sue vetture, debutta in pista nel 1987, sale dentro l’abitacolo della monoposto F. Panda dopo avere fatto mille lavori attorno alle monoposto dei clienti. Sullo schieramento di partenza c’è accanto lo zio Luigi, il cugino Marcello guarda i due dalla terrazza dei box. “Impara a tenere giù il piede Sandrino!” sono le parole di Luigi, e Sandrino sulla gialla Corsini fila via, dimostrando da subito di sapere guidare bene e forte, nonostante un motore non molto potente alle sue spalle. Ha il caso dipinto di giallo, come il suo grande idolo Ayrton Senna il pilota dal piede pesante che inizia a vincere in F.1. I Corsini decidono di darsi una livrea: a Luigi piace il verde Lotus, a Sandro piace il giallo, questa volta vince il più giovane e da allora diventerà il colore ufficiale della Corsini Corse. Nel 1988 Sandro Corsini è al via con la F. Alfa Boxer, in seguito farà anche delle gare con la F. 2000 e la F. 3, ma è con le Corsini che arriveranno i migliori risultati della sua carriera.

La grande svolta dell’attività arriva con nuova Formula Fire, Luigi Corsini è pronto. La prima gara si disputa solo con due vetture, la Corsini di Roberto Pessina e la Tatuus di Ruggero Cerizza, con il pilota della Corsini che sale sul gradino più alto del podio. E’ l’inizio di una grande storia, Luigi Corsini capisce che ci può essere mercato per le sue vetture e si dedica anima e corpo alla costruzione. Come si dice “Il dado è tratto”, dalla seconda gara scende in pista Marco Spiga con una seconda Corsini ed arrivano nuovi piloti, alcuni inizialmente con le Corsini modificate come Alessandro Molli. La categoria, nonostante il tentativo di boicottaggio iniziale diventa un successo e la Corsini Corse è tra i principali protagonisti che ne scriveranno la storia con Marco Spiga che vince il primo campionato della nuova F. Fire.

A dare una mano in officina, nelle tarde ore della giornata, arriva anche Gianluca Rainoldi, il suo compito iniziale è quello di mettere a punto i motori Fire, ben presto si rivelerà il più importante collaboratore ed una fondamentale pedina della squadra. L’esperienza di Gianluca diventa molto importante anche nella costruzione delle nuove vetture, nella logistica e gestione delle monoposto in pista e sarà lui “l’erede tecnico” dell’esperienza Corsini Corse.
Luigi e Sandro Corsini decidono di mettere in cantiere una nuova monoposto che diventerà un punto di riferimento per la F. Fire. La vettura nasce inizialmente per la F. Panda che, nel 1990 è ancora la categoria più importante tre le due formule gemelle. Sembra una piccola Formula 3, ed il telaio, in tubi quadri, è integrato nella carrozzeria in fibra di vetro che serve come ulteriore irrigidimento.

Marcello Corsini è ancora un ragazzino, quando vede la gialla monoposto la confronta con le foto che appaiono delle nuove Formule 3 “ma papà sembra una copia di una Dallara?”. Luigi lo guarda, ci pensa un po’ ed esclama “vedi Marcello, io non ho potuto studiare ed ho imparato a lavorare guardando quello che facevano gli altri, cercando di capire perché lo stavano facendo. L’ingegner Dallara è uno bravo, le sue vetture vincono, hanno soluzioni tecniche all’avanguardia ed ho capito la validità delle sue idee e molte di queste le ho applicate sulla nostra monoposto”.

Sandro Corsini la porta al debutto, nonostante il solito motore recuperato, con poca potenza, la monoposto vola sfruttando le doti di tenuta di strada in curva e ben presto molti team vogliono le vetture di Cesano Maderno e la Corsini Corse diventa una grande realtà nel mondo dei piccoli costruttori. Negli anni successivi le vetture F. Fire ottengono buoni risultati e in totale ne vengono costruite ventidue.

Tutto sembra andare a gonfie vele, in Corsini vengono realizzate anche alcune Alfa Boxer ed un prototipo per la F. Challenge, ma il 18 aprile 1993 Luigi viene a mancare stroncato da un male improvviso. L’attività della Corsini Corse, ora nelle mani del solo Sandro, continua senza sosta. Sandro porta a termine un lavoro di impostazione iniziato con Luigi per la costruzione della nuova Formula Fire denominata CLS (acronimo di Corsini Luigi Sandro) in onore del defunto zio Luigi. La vettura presenta soluzioni molto interessanti come il motore installato in modo semi-portante, la sospensione anteriore con mono-ammortizzatore simile alla Formula Europa Boxer ed una carrozzeria al limite minimo regolamentare. Sandro, con il successo riscosso della sua creatura e le molte richieste da parte dei vari team, deve rinunciare all’attività di pilota, entra nell’abitacolo delle sue monoposto quando serve collaudare qualche nuova soluzione. È’ l’apice per la squadra corse di Cesano Maderno, fioccano le vittorie ed i campionati conquistati. Dopo il titolo Cadetti di Sandro Corsini nel 1990, e quello di F. Fire di Marco Spiga, seguono vari titoli in F. Fire. Nel 1991 Massimo Perego è primo nella classifica over 23 di F. Fire. Federico Dubbini è primo assoluto nel 1992, segue nel 1993 Emanuel De Luca, vincitore anche della classifica under 23 seguito da Elio Pittaluga nel 1994 e nel 1995 che domina la categoria con la vettura gestita dall’Oregon Team.

Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, la Corsini Corse realizza anche una vettura per il nuovo Campionato Europeo di Formula Renault, ma la storia della squadra dipinta di giallo è destinata ad un triste epilogo. Nel 1998 si corre a Magione la “Pasqua del Pilota” con varie gare. La Corsini Corse è presente per assistere i vari clienti, e Sandro Corsini decide di scendere in pista al volante di una sua vettura lasciata libera dal pilota titolare. Parte la gara, Corsini e Massimiliano Russomando al volante di una Locatelli, sono in lotta; c’è un contatto in pieno rettilineo ad oltre 150 all’ora, una ruota della monoposto gialla finisce nell’erba ancora umida, ed esce fuori pista. La Corsini slitta nel prato ed infine urta lateralmente un vecchio muretto in cemento senza nessuna protezione. Sandro Corsini picchia contro uno spigolo, dall’urto il casco si spacca, è la fine.

La storia della Corsini Corse si chiude tragicamente il 13 aprile 1998, lasciando un vuoto nell’ambiente e nel cuore di tutti gli appassionati che hanno avuto la fortuna di conoscere persone semplici, con una grande passione, inventiva e capacità tecnica nel costruire vetture innovative e vincenti.

Tutto sembra finito, ma c’è ancora Marcello Corsini che, nonostante le tragedie famigliari, ha anche lui il pallino delle tecnica e della meccanica. Studia, si applica, fa un master e viene assunto in Dallara. Avventure tecniche in America, ed ora è uno dei responsabili dei vari progetti legati alle monoposto della massima formula all’interno delle struttura di Varano Melegari. Marcello insegue un sogno da tanti anni: possedere una monoposto Corsini realizzata da Luigi e Sandro. La trova, la restaura, e quando l’ingegner Dallara viene a sapere delle sua storia famigliare lo invita ad esporre la vettura nella Dallara Academy, come esempio di costruzione di una piccola monoposto artigianale e vincente. Quella gialla Corsini entra per qualche giorno nella factory parmense, con Marcello che è invitato a spiegare quella storia fatta di passione agli amici ed ai colleghi.

“E’ una bellissima monoposto – sono le parole dell’Ingegner Giampaolo Dallara – sono orgoglioso che qualcuno, negli anni ’90, abbia copiato alcune nostre soluzioni, rendendole vincenti come sulle nostre monoposto. Anche io, quando ero giovane, ed anche da ingegnere affermato, ho sempre guardato le soluzioni dei nostri avversari, cercando di capire quali fossero le più valide per poi magari applicarle sulle nostre vetture. Questa monoposto rende grande onore alla famiglia di Marcello Corsini, ma anche alla Dallara dimostrando che alcune soluzioni tecniche sono valide anche in scala ridotta e con una vettura semplice ma, alla stesso tempo, dalla costruzione raffinata.”

Per quella squadra “Giallo Corsini” è come una laurea ad honorem, un apprezzamento ad un progetto che, ormai trent’anni fa, ha saputo rivoluzionare il modo di costruire quella piccole formule addestrative.

ph credits Massimo Campi / riproduzione riservata