Si è da poco conclusa la 73° edizione del Concorso d’Eleganza di Pebble Beach (USA) che, alla pari degli eventi di Villa d’Este (Italia) e di Chantilly (Francia), rappresenta la massima celebrazione dell’eleganza automobilistica mondiale. Il prestigioso appuntamento rappresenta il momento clou della Monterey Car Week, una settimana ricca di eventi che ogni anno richiama migliaia di appassionati di auto d’epoca e di attuale produzione provenienti da tutto il mondo. Come da tradizione, la kermesse si è tenuta presso il Pebble Beach Golf Resort in California, sullo sfondo dell’Oceano Pacifico, e ha visto la partecipazione di oltre 200 vetture d’epoca provenienti da 58 Paesi.
La Lancia Stratos HF Zero del 1970 appartenente a un collezionista statunitense, si è distinta vincendo la categoria “Wedge concepts and prototypes” ed è risultata una delle più belle vetture in gara, entrando nella short list dell’ambito titolo “Best of Show”. L’avveniristica vettura è un capolavoro del design italiano che ha dato vita a una delle “belve” da gara più forte e amate di sempre, la leggendaria Lancia Stratos HF, caratterizzata da forme primarie, geometrie radicali e fari posteriori rotondi, elementi distintivi che fanno parte della storia del design Lancia. Non a caso l’iconica vettura è uno delle nove vetture del passato che hanno ispirato i futuri modelli del marchio, come dimostrano i fanali circolari sul posteriore della Nuova Ypsilon.
Presentato al salone di Torino del 1970 e realizzato da Nuccio Bertone, su disegno di Marcello Gandini, il prototipo Lancia Stratos Zero suscitò subito grande intresse per la sua linea rivoluzionaria. Si tratta di un veicolo perfettamente funzionante, alto appena 85 centimetri da terra. Sottoposto a un restauro completo nel 2000 è tornato al suo colore originale: il bronzo. Innovativo l’impiego della fanaleria: l’anteriore è caratterizzato da una fila di lampadine da 55 Watt mentre, sul posteriore, spicca una striscia di luci composta da 84 piccole lampadine. Rivoluzionari sono anche gli interni, come dimostrano i sedili quasi orizzontali e il quadro strumenti spostato a sinistra e impreziosito da un display in vetro acrilico verde. Il parabrezza si estende in alto offrendo un'ottima visuale anteriore e superiore. Il motore V4 da 1,6 litri da 115 CV, con due carburatori Solex a doppio corpo, prelevato da una Lancia Fulvia HF, e il sistema di scarico centrale a doppio terminale mettono in risalto l'anima sportiva del prototipo, dal quale poi sarebbe derivata l'iconica Lancia Stratos nelle versioni stradale e da corsa.
Nel 1971 debutta la versione definitiva della Lancia Stratos, con la sua futuristica forma a cuneo e il motore sei cilindri a V della Dino 246 Ferrari. Il frontale è affilato e il parabrezza inclinato ingloba il montante anteriore e prosegue nei vetri laterali. Il tetto scende verticalmente sul piccolo lunotto posteriore, che è avvolto dal grande cofano motore. Sul posteriore spiccano i fari rotondi e un alettone aggressivo. Nuccio Bertone, “papà” del prototipo, quando vide la versione finale della Lancia Stratos disse che “calza il pilota e il navigatore come una tuta con un atleta, mettendone in mostra la muscolatura”. Tutto in questa vettura è progettato per i rally, a partire da cofano e baule costituiti da due leggeri gusci, comprensivi dei rispettivi parafanghi, con un’apertura ampia per un rapido intervento durante le gare. All’interno due posti secchi e solo due vani per i caschi da corsa, anche della versione stradale. Il cosiddetto “colour blocking” degli interni crea continui giochi di contrasti attraverso l'utilizzo dei colori primari. La Lancia Stratos HF Gruppo 4 ha vinto tre volte consecutive il Rally di Monte Carlo, due titoli Mondiale Costruttori (1975 e 1976) e due titoli Europeo Piloti, oltre alla vittoria di Sandro Munari nel 1977 alla Coppa Mondiale FIA Piloti Rally. Dalla stagione sportiva 1975, ha indossato i colori bianco e verde dello sponsor Alitalia, una delle livree più belle del Motorsport.