> di Luciano Passoni
La campagna intorno è piena di silenzio, pochi attimi e la musica assordante dell’8 cilindri Ford comincia a risuonare sulla pit line del Cremona Circuit, la Fondmetal GR01 è pronta, la stretta distanza tra la pista e l’abitacolo è superata con un saltello e Roberto Vanni è pronto al via. Due o tre false partenze: l’auto non è facile, il suo anno di nascita ci riporta al 1991, quando ancora la manualità e l’esperienza del pilota avevano un ruolo fondamentale. Sedici costruttori, oltre trenta piloti, nelle due stagioni di vita questa vettura ha avuto come competitors in pista, per la tecnica, materiali e nomi che sarebbero diventati leggenda in questo sport. Per il pilota lucchese i giri di pista si aggiungono a quel lungo percorso nelle formule minori, le turismo, le gt, le sport e la formula 3000, un elenco di vetture, sia a ruote coperte che scoperte, che lo hanno accompagnato nel suo iter di esperienze nella guida per arrivare all’oggi, al presente, alla partenza, al sogno che ogni pilota, ogni uomo appassionato di gare, di corse e di competizioni automobilistiche ha nel suo cuore e nella sua testa. Il resto è cronaca odierna, i giri di pista, le immagini, l’adrenalina, l’emozione, le impressioni, le strette di mano, le pacche sulle spalle, i sorrisi ed i saluti. Un giorno evidenziato in rosso nel calendario delle date più importanti, quelle che segnano la vita sportiva, e forse anche umana, di Roberto Vanni, pilota lucchese, per un giorno campione di quell’abitacolo, di quella tecnica, di quella storia.