La scuderia Motorstyle Racing ha acceso i motori alla grande per la stagione 2024, con la partecipazione all’8^ Rievocazione del Gran Premio di Bari, che nelle sue nove edizioni, dal 1947 al 1956, aveva visto la presenza di tutti i migliori piloti dell’epoca al volante delle vetture della massima categoria. E la rievocazione non è stata da meno, con un’ottima organizzazione e la presenza di automobili di grande prestigio, che nei due giorni dell’evento, con la suggestiva esibizione serale e la manche domenicale, hanno deliziato il folto pubblico che ha assiepato il circuito cittadino di 2,5 km che comprendeva un passaggio davanti al castello nella parte storica della città. Presente, in qualità di testimonial e mossiere, Riccardo Patrese, che però non ha resistito al richiamo del volante salendo a bordo di una barchetta Lotus per alcuni giri del percorso.
Due le monoposto di Formula Junior decisamente particolari messe a disposizione della scuderia, a sintetizzare i due mondi automobilistici, europeo e americano, e la storia della categoria, che dal 1958 al 1963 ha visto il passaggio delle monoposto di vecchia concezione, più voluminose e con il motore posizionato anteriormente, a quelle più moderne, decisamente più filanti e con il motore posteriore.
Eugenio Mosca ha pilotato una esclusiva BJC del 1961 spinta dal classico motore Fiat 1100 montato al posteriore. Una monoposto progettata dal mitico ingegnere Vittorio Jano, papà tra le altre delle Alfa Romeo P2 e 6 C 1500 oltre ad aver contribuito alla Lancia Aurelia, e carrozzata, l’unica della categoria, dalla famosa carrozzeria Scaglietti di Modena, che ha tracciato le linee delle più famose Ferrari: tra cui 250 Testa Rossa e GTO, 500 Mondial, 750 e 860 Monza, 250 California, 365 GTB/4 Daytona, Dino 246, tanto che la casa di Maranello nel 2004 gli ha dedicato un modello, la 612 Scaglietti.
Altrettanto particolare la monoposto pilotata da Patrizia Sbardolini: la Apache MK2 del 1959, spinta dal motore BMC posizionato all’anteriore e con posto di guida disassato verso sinistra, studiata per i veloci tracciati ovali americani.
Per Eugenio Mosca si è trattato del ritorno al volante di una vettura da corsa dopo l’infortunio sciistico subito a gennaio, che ha tenuto fermo il pilota monzese fino a due settimane fa. Una sorta di shakedown, portato a termine senza problemi.
Eugenio Mosca ha pilotato una esclusiva BJC del 1961 spinta dal classico motore Fiat 1100 montato al posteriore. Una monoposto progettata dal mitico ingegnere Vittorio Jano, papà tra le altre delle Alfa Romeo P2 e 6 C 1500 oltre ad aver contribuito alla Lancia Aurelia, e carrozzata, l’unica della categoria, dalla famosa carrozzeria Scaglietti di Modena, che ha tracciato le linee delle più famose Ferrari: tra cui 250 Testa Rossa e GTO, 500 Mondial, 750 e 860 Monza, 250 California, 365 GTB/4 Daytona, Dino 246, tanto che la casa di Maranello nel 2004 gli ha dedicato un modello, la 612 Scaglietti.
Altrettanto particolare la monoposto pilotata da Patrizia Sbardolini: la Apache MK2 del 1959, spinta dal motore BMC posizionato all’anteriore e con posto di guida disassato verso sinistra, studiata per i veloci tracciati ovali americani.
Per Eugenio Mosca si è trattato del ritorno al volante di una vettura da corsa dopo l’infortunio sciistico subito a gennaio, che ha tenuto fermo il pilota monzese fino a due settimane fa. Una sorta di shakedown, portato a termine senza problemi.