venerdì 20 ottobre 2023

L’ultima corsa di Gunnar Nilsson


di Massimo Campi - Immagini ©Raul Zacchè/Actualfoto

Il destino lo ha fermato a soli 30 anni, e non per un incidente in pista, come altri piloti, ma per un male incurabile. Stiamo parlando di Gunnar Nilsson, svedese, come il suo grande amico Ronnie Peterson, e se ne è andato a poco più di un mese dalla sua scomparsa.
Era il 20 ottobre di quel tragico 1978, una delle sue ultime comparse pubbliche fu proprio ai funerali dell’amico scomparso a Monza, era debilitato dalle cure e disse ai giornalisti di voler tornare presto in pista al posto di Ronnie, per tenere alto il nome della Svezia nel mondo delle corse.
Gunnar Nilsson non corrispondeva all’immagine del pilota guascone e playboy, tutto pista e modelle. Era un ragazzo semplice ed un pilota serio e coscienzioso. Invitava a casa sua scrittori, artisti e scienziati: il suo salotto era aperto alla cultura. Parlava perfettamente inglese, francese e tedesco, oltre allo svedese. Era particolarmente legato alla madre ed alla sua ragazza.
Era nato a Helsingborg, nel sud della Svezia, il 20 novembre 1948, da una famiglia agiata, anche se il padre Arvid morì quando aveva solo quindici anni, lasciando però abbastanza denaro per dare sfogo alla passione di Gunnar per le corse di auto.
Dopo gli esordi in Formula Atlantic e poi in Formula 3 venne notato da Colin Chapman, che lo volle come seconda guida a fianco dell’esperto Mario Andretti.
Il debutto in Formula 1 nel Gran Premio del Sudafrica, del 1976 con la Lotus 77. Aveva il numero 6, con la livrea nero ed oro dello sponsor JPS, si dovette fermare per un problema meccanico ma conquistò il suo primo podio due mesi dopo, a maggio, nel GP di Spagna dove arrivò terzo dietro a James Hunt e Niki Lauda.

Nella stagione 1976 Gunnar Nilsson salì ancora una volta sul podio nel GP d’Austria e concluse la stagione al decimo posto del Mondiale con 11 punti, ma fu anche il primo collaudatore della Lotus 78 ad effetto suolo. Il 1977 fu l’anno della sua consacrazione. Sempre in coppia con Andretti, la nuova monoposto consentì a Gunnar di vincere il suo primo ed unico GP a Zolder, in Belgio, il 5 giugno 1977. Sotto una pioggia torrenziale, al primo giro Mario Andretti e John Watson entrarono in collisione tra loro lasciando via libera a Nilsson che tagliò il traguardo davanti a Lauda ed a Ronnie Peterson.
Il Gp del Giappone, il 23 ottobre 1977 è l’ultima gara di Nilsson. Ha già in tasca il contratto con la Arrows, per il 1978, doveva essere il compagno di Patrese, mentre al suo posto, in Lotus, ritorna Ronnie Peterson.
La corsa, funestata da un incidente dove muoiono due spettatori, viene vinta da James Hunt. Gunnar Nilsson si ritira al 63° giro per un problema al cambio. 
Poco dopo il Giappone i medici gli diagnosticarono un tumore e Gunnar dovette sottoporsi alle chemioterapie in un ospedale di Londra. L’uomo pieno di vita, esuberante, giovane, capelli sempre al vento, era stato aggredito dal cancro proprio quando cominciava a farsi un nome. Il suo peso scese a 47 kg, i suoi capelli caddero. Lottò con molto coraggio, seppur inutilmente, per mantener fede alla sua promessa di ritornare a correre per un anno. Pochi giorni dopo la partecipazione al funerale di Peterson, tornato a Londra, ebbe un collasso. I
medici non gli nascosero che era alla fine. E allora, di fronte alla morte, si rivelò tutta la grandezza dell’uomo. Rifiutò la morfina e tutto quanto gli avrebbe potuto attenuare il dolore. Aveva ormai un solo pensiero: raccogliere soldi per istituire un fondo per lo studio del cancro. Per raccogliere il denaro fece appello agli amici. Quelli delle corse e quelli che aveva incontrato nella sua vita breve ma intensa: gli Abba, Bjorn Borg, Ingmar Stenmark e tanti altri. E gli amici accorsero mentre lui continuava a scrivere: «Come sai, caro amico, è da un anno che combatto contro il cancro. Ora mi è stato detto che non c’è più niente da fare, che è finita. Vorrei però vincere la mia ultima corsa: quella contro il male che domani o dopo attaccherà altra gente. Per favore, amico mio, aiutami. Invia ai miei medici un contributo per gli studi sul cancro. Aiutami a vincere questa mia ultima corsa».
Poco prima di entrare in coma, il 20 ottobre 1978 nell’ospedale di Charing Cross a Londra, ha afferrato la mano della madre e di Kristine andandosene così, semplicemente.
La Fondazione che porta il suo nome, la Gunnar Nilsson Cancer Foundation, istituita nel 1979 ha finanziato decine di progetti ed iniziative per lo studio e la cura del cancro.