di Massimo Campi
immagini © Raul Zacchè/Actualfoto
Nigel Ernest James Mansell è il nome completo, ma per i suoi tifosi è stato “il Leone”. Dopo anni di carriera nel 1992, Mansell diventa finalmente campione del mondo giungendo secondo in Ungheria, dietro al rivale Ayrton Senna.
La sua è una lunga rincorsa al titolo mondiale, iniziata nel 1979 quando Mansell partecipa ad un test collettivo organizzato dalla Lotus al Castellet con lo scopo di trovare un pilota da affiancare ad Andretti per la stagione 1980 al posto di Reutemann. Debutta nel 1980 con la squadra inglese, e nel 1981 è al fianco di Elio De Angelis.
La sua è una lenta maturazione, spesso a suon di uscite di strada ed incidenti. Finisce in Williams, e nel 1986 è al fianco di Nelson Piquet con il V6 turbo Honda, la sua prima grande stagione dove tutto sembra filare liscio per la conquista del mondiale, fino all’ultimo appuntamento ad Adelaide, con la sua Williams che dechappa una gomma mentre è in testa alla gara lasciando il mondiale ad Alain Prost. Seguono anni sempre di vittorie, e di grandi incidenti. La Ferrari, con il tifo del pubblico rosso, ed infine ancora la Williams con il nuovo V10 Renault e le sospensioni attive.
Finalmente il 1992 è l’anno del Leone, la vettura progettata da Patrick Head ed Adrian Newey è un missile, inarrivabile per gli avversari, le sospensioni attive fanno la differenza e Nigel Mansell è quello che le sa sfruttare al meglio.
Come da copione, sul tracciato dell’Hungaroring, le due Williams/Renault monopolizzano la prima fila; in Ungheria è Riccardo Patrese a conquistare la pole position davanti a Mansell, terzo è Senna, seguito da Schumacher, Berger, Brundle, Alboreto e Boutsen. In fondo alla griglia Damon Hill qualifica per la seconda volta nella stagione la sua Brabham, per lo storico team inglese si tratta dell’ultima partecipazione ad un Gran Premio di Formula 1.
Al via Patrese mantiene la testa della corsa, mentre Mansell viene sopravanzato da Senna e Berger. L’inglese ha la meglio su Berger già all’ottavo passaggio, ma resta bloccato alle spalle di Senna; al 31º giro Mansell esce di pista nel tentativo di superarlo, perdendo nuovamente la posizione a vantaggio di Berger. Superato rapidamente l’austriaco, Mansell si mette nuovamente a caccia di Senna. Tuttavia l’inglese smette di pressare il brasiliano quando, nel corso del 39º giro, Patrese si ferma con il motore rotto: a questo punto a Mansell basta il secondo posto per conquistare matematicamente il primo titolo iridato della sua carriera.
L’inglese è costretto ad una sosta supplementare per un problema tecnico, ma non ha problemi a risalire nuovamente in seconda posizione, sfruttando anche il ritiro di Schumacher e le difficoltà di Brundle, alle prese con problemi al cambio. Senna conquista la sua seconda vittoria stagionale, mentre Mansell si laurea Campione del Mondo a cinque gare dalla conclusione del campionato grazie al secondo posto; terzo è Berger, seguito da Hakkinen, Brundle e Capelli.
Nigel Mansell ha disputato 187 Gran Premi di Formula 1, in quel momento storico è il pilota britannico di maggior successo in Formula Uno con 31 Gran Premi vinti e 32 pole position, un record destinato ad essere superato da Lewis Hamilton nel terzo millennio.