- foto Raul Zacchè/Actualfoto
Victor Henry Elford, nato a Londra il 10 giugno 1935, è stato uno dei più veloci piloti degli anni ’60 e ’70. I colleghi l'avevano soprannominato “Quick Vic” ed è considerato uno dei piloti più versatili di tutti i tempi. Ha vinto nei rally e con le vetture coperte, non è riuscito a sfondare nella massima formula, ma ha comunque conquistato punti nei 13 Gran Premi mondiali a cui ha partecipato.
“Ci sono piloti che vanno forte dovunque”, questo è il sunto della carriera agonistica di “Quick Vic” Elford, scomparso all’età di 86 anni.
Inizia a correre come navigatore di David Seigle-Morris nei rally, poi passa alla guida di una Mini nel 1961. Va forte, diventa pilota ufficiale della Ford Britannica prima di essere ingaggiato dalla Porsche e diventare Campione Europeo Rally nel 1967 con una 911. La sua grande stagione è il 1968: a fine gennaio vince il Rally di Monte carlo con una Porsche 911, il weekend successivo vince la 24 Ore di Daytona e un mese più tardi è secondo a Sebring. A maggio la conquista la Targa Florio con Umberto Maglioli, recuperando ben 18 minuti di ritardo dopo una foratura. e due settimane dopo, Elford domina la 1000 Km del Nurburgring. A giugno la 24 Ore di le Mans gli sfugge a due ore dalla fine per un guasto alla frizione. Infine il suo debutto in F.1 a luglio in un G.P. di Francia allagato, dove riesce a condurre al 4º posto una Cooper per niente competitiva.
Dopo il ritiro della Porsche a fine 1971 dalle grandi gare di durata, è ingaggiato dall’Alfa Romeo ed il 1972 sarà la sua ultima stagione completa al volante della 33/3 litri. Continua nel 1973, e dal 1975 diventa Team Manager per la Inaltera. Continua la sua vita all’interno delle corse con vari compiti organizzativi fino agli ultimi anni dove ha un ruolo come testimonial della casa di Stoccarda con cui ha vinto le sue gare più famose,
Da tempo lottava contro la sua salute, alcuni colleghi hanno anche fatto una sottoscrizione in suo favore. Con Vic Elford scompare un pilota simbolo della fine degli anni ’60, alcuni lo avevano soprannominato anche “The Gladiator” per i suoi modi spicci e la sua condotta di gara, sempre tesa al risultato finale.