- di Luciano Passoni
La gara, il podio, la gloria e gli onori della cronaca: sono i piloti, i direttori sportivi o i proprietari dei Team che la normalità vuole personaggi e protagonisti nel battersi per la conquista di campionati e trofei, così come vediamo da spettatori, attraverso la tv o direttamente negli autodromi. Nel puzzle dell’organizzazione di queste gare ci sono però altri, sempre presenti, oscuri e sconosciuti, tanto pronti all’intervento quanto a ritornare, subito dopo, nell’ombra della memoria degli appassionati o dei tifosi. Walter Marabelli è uno di questi: un “leone della CEA”. Una qualifica, che appartiene a lui come ad altri di questa “squadra”, conquistata sul campo, o meglio in pista, a partire dal 1978, per il rapido intervento al via del Gran Premio d’Italia a Monza, a seguito del drammatico incidente che coinvolse tra gli altri Ronnie Peterson, Riccardo Patrese e Vittorio Brambilla.
Sono conosciuti così gli uomini in rosso di questa azienda che si occupa di sicurezza, in particolare nel settore estintori, dalla quale nasce, nel 1970, la Squadra Corse, considerato il team antincendio più efficiente delle gare motoristiche, inclusa la Formula 1.
Non c’è persona che frequenti l’ambiente che non li conosca o riconosca come insostituibili ed indispensabili protagonisti a bordo pista. Dopo aver cominciato a frequentare i circuiti come volontario, con la Croce Bianca di Melegnano, per assistenza sanitaria, Walter entra nella CEA. Per lui i motori sono una vera passione, non importa se contornati da due o quattro ruote, l’importante è appartenere a quel mondo.
Come tiene a ribadire: "Ho fatto mio il motto della squadra: “Potevamo essere angeli abbiamo scelto di essere leoni”. Non manca lo spirito di sacrificio - continua - se è vero che per molti di voi che vedete in tv o da una tribuna, i vari Alonso, Rossi, Senna e Schumacher, per me sono Fernando, Valentino, Ayrton e Michael, persone, uomini, spesso ragazzi, con i quali puoi parlare, discutere e commentare, qualcuno puoi anche definirlo amico, non manca - ci afferma concludendo - il risvolto della medaglia, le lunghe ore passate sotto il sole, se non piove, il che può essere anche peggio, con tuta, sottotuta, casco e guanti. Se poi per un pilota il tempo è quello di una gara, delle interviste, delle ospitate, magari condite da bellezze e prelibatezze di varia natura, per noi “leoni” il tutto è dilatato nel corso di intere giornate, con l’attenzione e la concentrazione che il compito prevede. Questo non limita però il piacere di essere partecipi di questi eventi, anzi, le mie preferenze vanno alle gare più massacranti, sia di durata che ai rally".
Sfogliamo il suo curriculum che comincia ad essere “importante”: 43 Gran Premi e numerose altre gare endurance e motociclistiche, anche fuori dai confini nazionali, sono il suo orgoglio. Considera Monza e la CEA la sua seconda famiglia, dove la fatica non è un peso, dove smesso i pesanti abiti che garantiscono la sua e l’altrui sicurezza l’unica domanda che è nei suoi pensieri rimane sempre la stessa: "Quando si ricomincia?".
(Se volete diventare un “Leone” segnaliamo www.ceasquadracorse.it)