di Massimo Campi
Immagini © Raul Zacchè/Actualfoto
È il 3 maggio 1981 quando si accendono i motori delle 24 monoposto sulla pista in riva ala Santerno per il primo Gran Premio di San Marino di Formula Uno. Il tracciato di Imola ha già ospitato l’edizione 1980 del Gran Premio d’Italia, al posto della tradizionale sede nell’Autodromo Nazionale di Monza. Per la seconda volta nella storia l’Italia ha due gran premi validi per il campionato mondiale di F1 nello stesso anno. Il precedente risale al 1957 quando, oltre al gran premio nazionale, viene inserito nel calendario iridato anche il GP di Pescara.
La gara sul tracciato romagnolo è fortemente voluta da Enzo Ferrari che ha ottenuto la titolazione della gara nella pista intitolata al figlio Dino, dopo una lunga trattativa con la FIA di Jean Marie Balestre e la FOCA di Bernie Ecclestone, grazie anche all’organizzazione diretta da Roberto Nosetto, mandato apposta da Drake a gestire il tracciato imolese.
È grande festa quando si accendono i motori, con gli spalti e la collina della Rivazza che brulicano di colori, soprattutto del rosso Ferrari, con la vettura di Maranello in prima fila. Gilles Villeneuve ha siglato la pole position, la prima per una Ferrari Turbo, seguito dall’ex compagno Reutemann con la Williams, dalle due gialle Renault e dalla seconda Ferrari di Pironi. Il pubblico esulta sugli spalti, per le vetture, ma anche per i piloti italiani al via. Patrese, De Cesaris, Cheever, Giacomelli, Gabbiani ed il giovane Michele Alboreto, al debutto con la Tyrrell che è riuscito a partire con il 17° tempo, al fianco della Ligier-Matra di Jean Pierre Jabouille.
Per il milanese è un grande punto arrivo di una carriera iniziata con le piccole F. Monza, proseguita fino conquistare il titolo europeo di F.3 nel 1980. Imola rappresenta anche l’inizio della futura carriera da grande professionista, Michele Alboreto arriva in F.1, porterà alla vittoria la Tyrrell, poi la sua tuta diventa rossa, rossa Ferrari. Sono gli anni della pattuglia italiana in F.1, tanti giovani di belle speranza e tanti soldi di papà nel portafoglio. Michele è diverso, viene da una famiglia normale, viene dalla periferia, Rozzano, ai confini sud di Milano. Passione, come tanti, ma anche intelligenza e coraggio. La coscienza di conoscere la propria realtà, sicuramente umile al confronto degli altri piloti, e quindi il dovere di sapere sfruttare al massimo le poche occasioni. Non bisogna mai sbagliare, bisogna sempre saper cogliere il maggior risultato possibile con i mezzi a disposizione. Michele lo sa, Michele non sbaglia ed arriva in alto.
Gli inizi della carriera di Michele sono nella Scuderia Salvati, fucina di giovani piloti, dove Michele emerge dalla massa con le sue qualità sia in pista che fuori dall’abitacolo. Dopo la F.Monza arriva la F.Italia, poi la F.3, i primi contratti con la Lancia di Cesare Fiorio, la F.2 con Minardi ed arriva la chiamata per la F.1.
“Michele era giovane, veloce, – ricorda Pippo Cascone il Direttore Sportivo della Salvati – abbiamo investito quasi subito su di lui e l’abbiamo seguito nei primi anni fino a quando è stato in grado di camminare con le sue gambe ed ottenere quei risultati che gli hanno aperto le porte per diventare un vero professionista”.
Il debutto con la Tyrrell avviene per una serie di circostanze ed una serie di rapporti che Michele riesce ad avere con diversi personaggi dell’ambiente con i suoi modi sempre garbati ed educati. Quando ad Alboreto si stanno aprendo le porte della F.1, mancano gli appoggi finanziari. Barbro Peterson presenta il giovane milanese al Conte Zanon, tra i due nasce una intesa. L’appassionato patrocinatore di giovani talenti è subito conquistato dalla bravura e dalla passione di Michele, il Conte intuisce che quel giovane ha belle speranze e tanto talento. Sarà proprio lui a finanziare i primi motori DFV Cosworth ed a fare da ponte con Ken Tyrrell per rendere possibile il debutto di Michele in F.1.
“Michele ha un mito: Ronnie Peterson, i colori del suo casco sono quelli dello svedese e come il biondo campione è venuto dal nulla, senza mezzi ma con tanto talento – ricorda Adrano Salvati – dopo la morte di Peterson, Michele scrive una lettera alla moglie Babro, ed inizia tra i due un rapporto di lontana amicizia. Lo svedese è ricorso all’aiuto del Conte “Gughi” Zanon di Valgiurata diverse volte nella sua carriera. L’aristocratico italiano facoltoso uomo d’affari con vasti interessi nell’industria del caffé, lo aiutò a ricucire i rapporti con la March all’inizio degli anni’70. All’epoca la squadra aveva una monoposto piuttosto convenzionale, piloti non proprio di primo piano e un budget tenuto in piedi dalla partecipazione discontinua di alcuni sponsor abbastanza importanti, tra cui la Lavazza, controllata dalla moglie del Conte Zanon. In seguito Zanon ricorse nuovamente in aiuto allo svedese nel 1977, quando lo svedese decise di abbandonare la Lotus dopo vari diverbi con Chapman. E qui, tornò in ballo il nome March. Il suo ritorno alla compagine inglese, fu propiziato ancora una volta dall’intervento del Conte Zanon di Valgiurata. La situazione economica della squadra non era solidissima e gli sponsor si alternavano per coprire il budget. Peterson, realisticamente non si aspettava di compiere un’annata da urlo, ma a Monza compì un mezzo miracolo, vincendo pur con un mezzo inferiore scrivendo una delle più memorabili pagine della storia di questo sport.”
Parte la gara, scatta Villeneuve dalla prima fila, Pironi sorpassa le gialle Renault e la Williams ed primo giro sono le due rosse a passare per prima sul traguardo. Ma le rosse non riescono a mantenere il ritmo vincente per tutta la gara e dopo varie vicissitudini sarà la Brabham di Nelson Piquet a vincere il primo Gran Premio di San Marino, seguito dalla Arrows di Patrese e dalla Williams di Reutemann.
Michele Alboreto ha un buon ritmo di gara con la Tyrrell, fino al 31° giro quando viene urtato dalla Osella di Beppe Gabbiani. Finisce l’avventura del milanese, ma le sue prestazioni non sono sfuggite agli addetti ai lavori. Il talent scout Ken Tyrrell sa di avere trovato un nuovo giovane di valore per la sua squadra, Michele sarà l’ultimo pilota a portare al successo una vettura del boscaiolo prima di passare alla rossa di Maranello.
Sul tracciato del Santerno correrà altre volte con le vetture del boscaiolo, nel 1982, l’anno della lotta Villeneuve-Pironi, Michele sale sul terzo gradino del podio dimostrando di avere le doti per fare il grande salto di qualità tra i top driver, sfortunata invece l’edizione 1983, formo dopo una collisione con Surer.
Capelli ricci, sguardo intenso, modi garbati. Enzo Ferrari lo vuole, gli piace quel ragazzo con tanta passione e tanta umiltà ed educazione. Per anni non ha voluto piloti italiani, ma con Michele è un’altra storia, il Drake gli ha aperto il cuore e Michele ha conquistato il cuore degli appassionati. Con Ken Tyrrell ci sarà una nuova piccola parentesi, nel 1989 dopo gli anni Ferrari, ma questa è tutta un’altra storia finita troppo in fretta, proprio ad Imola.