sabato 23 gennaio 2021

Tyrrell 019, l’ala di gabbiano di Harwey Postlethwaite


di Massimo Campi
Immagini di ©Raul Zacchè/Actualfoto

Quando si apre la serranda dei box del Team Tyrrell al Gran Premio di San Marino 1990 tutti vanno a guardare la nuova monoposto disegnata da Harvey Postlethwaite e Jean-Claude Migeot. La grande novità è il profilo alare del muso con un alettone scalinato subito soprannominato “ala di gabbiano”. La Tyrrell 019 è la ventesima monoposto dell’ex boscaiolo, una evoluzione della precedente 018 che ha corso la stagione precedente con il nuovo alettone ed il muso rialzato. Migeot, ha studiato il profilo aerodinamico per favorire e pulire i flussi sotto la scocca, in modo da vere il meno vortici possibili che influenzano l’efficienza del fondo piatto obbligatorio. Harvey Postlethwaite, con la sua grande esperienza, applica alla 019 alcuni studi fatti da Migeot nel 1986, quando lavorava per la Ferrari. 

Secondo la tecnica dell’epoca si utilizza un fondo piatto con uno scalino ed un grande diffusore sul posteriore per creare deportanza. Maggiore è il passaggio di aria e più aumenta il valore di deportanza, ma il muso anteriore delle monoposto generalmente devia l’aria lateralmente e verso l’alto riducendo la portata che passa sotto la scocca. Approfittando delle nuove tecnologie per la realizzazione delle parti in carbonio, Postlethwaite e Migeot studiano l’alettone ad ala di gabbiano, con una struttura molto resistente ed il vano che incanala l’aria e pulisce i flussi sotto la vettura. 
Il resto delle monoposto è abbastanza simile alla 018, una vettura che aveva già bene impressionato gli addetti ai lavori nella stagione precedente. Nel 1989, la fine del regolamento con le motorizzazioni turbo con un costo dei propulsori aspirati molto più abbordabile, ha portato grossi benefici al team inglese. Inoltre ad Ockham arrivano Harvey Postlethwaite e Jean-Claude Migeot in uscita dalla Ferrari, tecnicamente nelle mani di John Barnard. Nel 1990 arriva da Maranello anche Joan Villadelprat con il ruolo di direttore tecnico e l’organico del team inglese passa da 60 a 90 dipendenti. 

La Tyrrell 019 monta il V8 Cosworth, portato a 3,5 litri come previsto dal regolamento, preparato da Brian Hart che riesce ad ottenere una migliore erogazione ed una potenza leggermente maggiore rispetto ai V8 inglesi in versione clienti. Tra le innovazioni della stagione 1990 c’è il contratto con la Pirelli per la fornitura delle gomme, una scelta che si rivela azzeccata soprattutto in qualifica con le gomme italiane che si dimostrano molto efficienti. 
Jean Alesì e Satoru Nakajima sono i due piloti che portano in gara la Tyrrell, il francese va subito a punti nella gara del debutto ad Imola, ed a Montecarlo sale sul secondo gradino del podio cogliendo il miglior risultato stagionale. Anche Nakajima ottiene qualche punto, ma senza mai andare oltre la sesta piazza. 
Lo sviluppo della 019 viene interrotto a metà stagione, i due tecnici si dedicano alla futura vettura con il V10 Honda e nonostante il buon inizio, la 019 ha diversi problemi di affidabilità con Alesi, spesso costretto al ritiro. 
La Tyrrell conclude la stagione con il quinto posto in classifica costruttori, ma la soluzione del muso alto viene presto adottata da tutte le altre scuderie e, nel 1994, la Benetton sarà la prima monoposto a vincere un mondiale con quella configurazione.