di MASSIMO CAMPI
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“Quello che non c’è non si rompe” lo sosteneva Henry Ford e Patrick Head, progettista
e socio di Frank Williams, ha sempre creduto in questa filosofia, quella della semplicità.
Il progetto della monoposto FW07 nasce su questi principi che saranno la carta vincente
per proiettare la squadra inglese nell’olimpo della Formula Uno.
La storia di Frank Williams arriva da molto lontano “mi ricordo di quando, negli anni ‘60 veniva in Italia con il suo furgone pieno di pezzi di ricambio di auto da corsa, aveva sempre pochi soldi ed a volte lo ospitavo a dormire nella mia officina” sono questi i ricordi di Tino Brambilla che è sempre rimasto in amicizia con il patron Frank. Sacrifici tanti, ma anche tanta tenacia, e nel 1970 inizia l’avventura in F.1 con il team di De Tomaso, soldi sempre pochi, ma tanta forza di volontà ed una monoposto progettata da Giampaolo Dallara. La tragedia del pilota ed amico Piers Courage mette fine all’avventura, Williams non demorde, nonostante deve passare parecchio tempo a tappare buchi economici e continua ad inseguire il suo sogno. Ci ritenta con la ISO-Williams, le difficoltà finanziarie tarpano subito le ali, ma continua con altri progetti, infine mette in piedi una sua scuderia, arriva il canadese Walter Wolf a finanziare ed infine gli vende tutto nel 1976 per monetizzare e riparte nuovamente con un telaio March nel 1977, intanto sogna una sua vettura, Patrick Head, ingegnere meccanico che si è fatto le ossa alla Lola di Erick Broadley, si mette al tavolo da disegno e nasce la FW06 che debutta nel 1978 con Alan Jones. Il pilota australiano si integra subito nella dura mentalità pragmatica della squadra, con Head e Williams formano un terzetto che rivoluzionerà le gerarchie consolidate della massima formula con Lotus, Ferrari e McLaren a fare la parte dei potenti nel decennio. Rimane il problema dei soldi, ma Williams ed Head hanno una intuizione geniale: in Medio Oriente, con il prezzo del petrolio che continua a salire, stanno arrivando una valanga di dollari, gli sceicchi iniziano a frequentare il mondo della finanza ed hanno bisogno di visibilità nel mercato mondiale. I due sono i primi a battere quel mondo ancora inesplorato, trovano investitori arabi disposti a finanziare il Team Williams (tra cui la famiglia di Bin Laden che diventerà tristemente noto nel terzo millennio) e con la sponsorizzazione della Saudia, compagnia aerea Araba, finalmente possono disporre di budget adeguati per sviluppare il team. La prima monoposto è la FW06 è una monoposto semplice, nata bene, ma nel 1978 è la wing car Lotus 79 con Mario Andretti a dominare la scena e comunque il Team Williams riesce ad incamerare qualche punto mondiale puntando soprattutto sulla costanza delle prestazioni e nell’affidabilità della vettura. Patrick Head si mette nuovamente al tavolo da disegno per progettare la nuova vettura, prendendo come spunto la monoposto di Colin Chapman.
Nel 1979 debutta in Spagna la FW07
Per la stagione 1979 tutti i team preparano nuove vetture ad effetto suolo, ma sono poche quelle già pronte a gennaio quando inizia il campionato con le trasferte in Sud America prima e in Sud Africa. Non fa eccezione la Williams che schiera in pista la collaudata FW06 e bisogna attendere la gara in spagna per il debutto della prima vera creazione di Patrick Head. La monoposto appare semplice ed essenziale, la parte aerodinamica è ad effetto suolo, senza nulla di innovativo rispetto alla Lotus, ma cercando di affinare e rendere più efficace i principi espressi da Colin Chapman. La componentistica è quella standard per l’epoca: motore 8 cilindri DFV Ford Cosworth, cambio Hewland, che consentono ingombri limitati e masse radianti ridotte rispetto ai più potenti e voluminosi 12 cilindri di Ferrari ed Alfa Romeo. La monoposto risulta, piccola, leggera, dalle linee pulite, con una monoscocca ed una carrozzeria ben fatta, ed i condotti Venturi nelle fiancate sfruttano al meglio queste caratteristiche consentendo ottimi valori di depressione. Patrick Head dimostra nella pratica tutta la sua filosofia, senza nessuna particolare innovazione tecnica con un progetto molto pragmatico basato su una disposizione estremamente razionale delle componenti che costituiscono una monoposto e con grande attenzione all’ottimizzazione delle stesse. Dopo i primi test di messa a punto la Williams FW07 adotta un assetto estremamente rigido per stabilizzare l’effetto suolo, con l’utilizzo di molle durissime, definite “da camion”, per la gioia dei piloti. Ben presto tutte le altre squadre adotteranno questo settaggio per potere competere con la creazione di Head.
Alan Jones ed il nuovo arrivo Clay Regazzoni sono la coppia di piloti che portano in pista la nuova FW07 al Gran Premio di Spagna il 29 aprile 1979, con entrambe le vetture ritirate per problemi di motore. Stessa storia nella gara successiva, poi a Montecarlo sale sul secondo gradino del podio il pilota ticinese, che passa il traguardo in scia, staccato solamente di 44/100 di secondo dal vincitore Scheckter su Ferrari. È ancora Regazzoni a cogliere la prima vittoria della scuderia Williams a Silverstone, un risultato che non è ben visto da patron Frank che avrebbe voluto Alan Jones sul primo posto del podio. Nella sua autobiografia Clay racconta che dopo quella vittoria gli venne riservato un trattamento da vera e propria seconda guida, dovendo anche arrivare ad elemosinare un set di gomme decente per le qualifiche. Rotto il ghiaccio, la FW07 diventa la monoposto da battere ed Alan Jones conquista quattro vittorie nelle cinque gare successive, ma il titolo va alla Ferrari di Jody Scheckter che ha conquistato più risultati nella prima parte della stagione.
Nel 1980 la FW07 è iridata con Alan Jones.
Monoposto che vince non si cambia, per la stagione 1980 la FW07 nella versione “B” sarà la monoposto da battere. Il posto di Clay Regazzoni è preso dal nuovo arrivato l’argentino Carlos Reutemann, ma è sempre Alan Jones la prima incontrastata guida, il pilota di riferimento per Williams ed Head. Reutemann, uomo dal carattere complesso, è comunque un pilota molto veloce, ed alcune volte riesce a stare davanti al suo caposquadra, ha pagato una penale di 800.000 dollari per liberarsi da contratto Lotus a Colin Chapman. Alan Jones parte alla grande, subito primo in Argentina, conquista la vittoria anche in Francia, Inghilterra, Canada e Stati Uniti, è secondo in Belgio, Austria ed a Monza, terzo in Brasile a Germania. È il trionfo, Alan Jones è campione del mondo piloti, la Williams è prima in quello costruttori con ben 120 punti all’attivo e precede la Ligier che ne conquista solo 66. La FW07 di Patrick Head ha dimostrato tutta la sua validità, anche Reutemann è primo a Montecarlo, conquista diversi punti ed è terzo nel mondiale alle spalle di Nelson Piquet.
1981, ancora mondiale costruttori, ma Reutemann perde il titolo piloti.
Carlos Reutemann a volte non rispetta gli ordini di squadra, il burbero australiano campione mondiale è intoccabile, anche se i due contribuiscono alla conquista del titolo mondiale costruttori per la Williams. Il principale avversario dei piloti Williams è Nelson Piquet con la Brabham, tra Jones ed il brasiliano sarà lotta dura per tutta la stagione tanto che l’ostico australiano arriva anche a buttare contro il muro l’avversario in Canada. L’epilogo arriva nell’ultima gara del mondiale, disputata nel parcheggio di Las Vegas. Carlos Reutemann si presenta al via con un vantaggio di un punto su Piquet mentre Alan Jones è ormai fuori dai giochi mondiali ma parte all’arrembaggio, va in testa e non molla fino allo sventolare della bandiera a scacchi. Il titolo mondiale per la squadra è salvo, a Frank Williams interessa soprattutto il titolo costruttori, Jones vince, Reutemann è settimo e fuori dai punti, Piquet finisce quinto, ma campione del mondo per una sola lunghezza. La FW07B non riesce a conquistare titolo piloti, ma solo il secondo titolo costruttori. La carriera di questa gloriosa monoposto si concluse nel 1982: Carlos Reutemann e Keke Rosberg portano a casa due secondi posti nelle prime tre gare. Poi arriva la nuova FW08 che vince il titolo anche grazie alle tragedie di Villeneuve ed Arnoux che colpiscono la Ferrari. Keke Rosberg conquista il titolo mondiale con vari piazzamenti una sola vittoria a Digione. In tutto conquista solo 44 punti ed i 6 conquistati con la FW07 saranno determinanti per la vittoria finale.
La Williams FW07B è stata la vettura che ha raggiunto l’apice nello sviluppo dell’effetto suolo con minigonne scorrevoli ed è stata una delle più longeve della storia. Ha corso in F.1 per quattro stagioni, ma la sua storia non finisce nelle gare del mondiale. Nel 1980, apparve nelle gare americane della CART una vettura, la Longhorn, derivata dalla FW07. Per iniziativa di Bobby Hillin, la scuderia acquista i disegni dalla Williams e adatta la vettura al motore Cosworth HB turbo e alle regole della categoria americana. Ad indianapolis, il vincitore della edizione precedente Al Unser Sr. si qualifica sesto ma non va oltre un 19º posto. Unico risultato di rilievo è il terzo posto nella gara finale in Messico. In seguito, la vettura viene convertita, con le ruote carenate, per la serie Can-Am nel 1987. Tra le curiosità, è stata anche realizzata, nel 1981, una versione a 6 ruote, di cui 4 posteriori: l’idea di Head era quella di sostituire le due larghe ruote posteriori con 4 delle stesse misure di quelle anteriori, e quindi più strette, in modo da potere prolungare le fiancate fino a dietro l’asse posteriore realizzando un canale Venturi molto più ampio. Di questa vettura circolano solamente delle foto scattate durante i test condotti al Paul Ricard. La leggenda narra che sia stata in grado di segnare tempi incredibili, al punto che la FIA decise di vietare le auto con più di 4 ruote, limite che esiste tutt’ora.