- 15 Aprile 2019 - Dopo 65 prove a cronometro e 6 prove di media sono gli argentini Juan Tonconogy e Barbara Ruffini, su Bugatti Type 40
del 1927, a conquistare la prima posizione della classifica assoluta della nona edizione del Terre di Canossa International Classic Car Challenge 2019, partito venerdì da Salsomaggiore Terme per concludersi ieri a Reggio Emilia, che ha visto la partecipazione di ben 103 equipaggi (circa l'80 per cento sono stranieri).
Juan Tonconogy, che si è aggiudicato anche la coppa riservata alle ante guerra, ha preceduto un altro equipaggio plurivincitore della 1000 Miglia, quello con Andrea Vesco e Andrea Guerini, che hanno partecipato al Terre di Canossa con una BMW 328 del 1939. terzo gradino del podio per Mario Passanante e anna Maria Pisciotta su Fiat 1100/103 del 1955.
La classifica speciale per le prove di media vede in prima posizione l’equipaggio #89, Luigi Costa e Bruno Strigini su Porsche 911 S del 1969. Il Team Brescia Corse si aggiudica il primo posto della classifica riservata alle scuderie. Coppa delle Dame per l’equipaggio #47 con Himara Bottini e Carolina Toia, in gara su Triumph TR3 del 1957.
La classifica riservata alle Ferrari moderne vede primo l’equipaggio Marco Serventi ed Eduardo Andrade, su una Ferrarri California T, seguito dagli equipaggi Franco Serventi e Daniela Maccini e da Cesare e Chiara Carabelli.
Il premio speciale per il driver più giovane va ad Andrea Vesco. Un premio speciale anche ai partecipanti che hanno disputato tutte le edizioni del Terre di Canossa: Eugenio Piccinelli, Marco Gatta, Peter Straub e Nadia Bazhenina.
La folta presenza straniera ha animato la sfida per le coppe internazionali che viene vinta dall’equipaggio argentino numero 7 Juan Tocnonogy e Barbara Ruffini.
Grande sfida anche per i due trofei riservati ai piloti non prioritari, caratteristici del Terre di Canossa: il Trofeo Forte dei Marmi, vinto dall’equipaggio #57, Astori-Astori su Aston Martin DB4 del 1960, e il Trofeo Tricolore che va all’equipaggio #94, Finster - Finster, su Fiat Dino 2400 del 1971.
Credits:
Ufficio Stampa Canossa Events