Dopo quarantanove giorni di viaggio e 17.815 chilometri percorsi, la Fiat Uno del Genghis One Team ha raggiunto il traguardo di Ulan Ude nella regione della Siberia in Russia, concludendo così l'avventura del Mongol Rally. Il team composto da Diego Montagna, Mattia Diquigiovanni e Bruno Scortegagna è riuscito nell'impresa di portare a termine la massacrante maratona non competitiva che vedeva al via oltre quattrocento equipaggi, partiti anch'essi da Praga il 16 luglio scorso.
Un'avventura che ha visto i tre ragazzi vicentini e la piccola Fiat Uno attraversare ben diciannove nazioni in sette settimane, durante le quali si sono persi i conteggi delle ore trascorse alla guida e quelle di attesa alle varie frontiere. Tanti sono stati i problemi, soprattutto di natura meccanica, ma tutti sempre risolti: quando si rompeva qualcosa, la si sostituiva o riparava anche con interventi al limite dell'incredibile, come quello che ha richiesto dapprima il trasporto della vettura per 650 chilometri sul cassone di un camion, e poi la sostituzione del differenziale con quello di una Panda rimasta in territorio mongolo e recuperata da un'officina "specializzata" in assistenza ai partecipanti al Mongol Rally.
" Abbiamo guidato su strade asfaltate, deserti, buche enormi come crateri, steppe desolate, altipiani oltre i 4000 metri sul livello del mare - racconta uno dei componenti del Genghis One - Abbiamo visto popoli e culture, cambiare man mano che ci spostavamo ad Est ed abbiamo toccato con mano l'ospitalità e la bontà delle persone che incontravamo: quelle persone che ci hanno sempre voluto far credere cattive. Oggi abbiamo raggiunto un'unica grande consapevolezza: il mondo é più piccolo di quello che sembra. Oggi noi festeggiamo!"
Grazie anche all'aiuto dei numerosi sostenitori tra i quali il Gruppo Scuderia Palladio che riunisce le due scuderie vicentine "moderna" e "storica", è stato raggiunto anche l'obiettivo principale della partecipazione al Mongol Rally, ovvero il sostegno ad un progetto umanitario; prima della partenza, il Genghis One aveva scelto quello promosso dall' antropologo italiano David Bellatalla che opera da parecchi anni nella capitale Ulan Bator, e grazie al contributo versato dal team è stato possibile acquistare una Ger, la tenda tradizionale della popolazione nomade della Mongolia che servirà ad ospitare le ragazze madri senza casa e senza assistenza medica, fornendo loro sostegno e comfort.