> di Luciano Passoni
Un racconto e una raccolta di appunti e testimonianze. Così Osvaldo Galli, autore di “Una fabbrica Una storia Un paese”, intreccia le vicende aziendali e familiari di intraprendenti industriali, che hanno dato vita alla “Costruzioni Meccaniche Fratelli Guidetti Motori Universali Condor”, alle tante storie dei lavoratori e delle loro famiglie che, come dice lo stesso autore, sono “intrepreti, a volte muti”, di una vicenda eccezionale, finita con il “bruciore della sconfitta”.
L’azienda nasce a Milano nel 1920 e approda a Santa Cristina e Bissone (PV) durante il secondo conflitto mondiale, dove sposta la sua produzione per sfuggire ai bombardamenti alleati. Osvaldo ha lavorato, come il padre, in questa fabbrica, la sua è quindi anche testimonianza, nostalgica, piena di ricordi, di memorie e per certi versi romantica. La sua formazione e militanza sindacale gli permettono poi di inserirla perfettamente, come evidenziano le significative prefazioni del sindaco del comune pavese e dei rappresentanti CGIL e SPI della zona, nel contesto sociale ed economico di un periodo per certi versi industrialmente glorioso, per le comunità di queste zone, altrimenti destinate al solo lavoro dei campi. Lascio a loro le considerazioni su questi importanti aspetti e sulle vicende vissute dai dirigenti, dalle maestranze negli anni pre e post-bellici, dal ventennio fascista, la guerra, la resistenza e la liberazione.
Il mio incontro, il mio interesse e la mia curiosità su questa pubblicazione nasce infatti dalla ricerca su una azienda di motociclette, la M.A.S.. Quest’ultima, fondata e diretta, negli stessi anni ’20, dall’ing. Alberico Seiling, ha avuto nei Guidetti qualcosa in più di uno stretto rapporto di collaborazione. Forse erano proprio loro a costruire i motori destinati a questi mezzi. Le due fabbriche distanziavano di poco, in un’area adiacente Porta Romana, allora confine della parte metropolitana milanese, che era una sorta di Silicon Valley della motoristica italiana.
Numerose le immagini dell’epoca che ritraggono Antonio Guidetti, “leader naturale” tra i fratelli e stratega del management aziendale, con lo stesso Seiling. In più di un’occasione i due parteciparono anche a gare motociclistiche di fondo e regolarità. Uno dei fratelli, Gustavo, perirà in un incidente proprio dal ritorno di una gara. Nel 1935 i Guidetti assorbirono il marchio da Seiling che successivamente, nonostante un accordo contrattuale, fonderà un’altra aziendadi motociclette, la Altea. Questo porterà ad uno scontro legale che vedrà i Guidetti prevalere. Nel dopoguerra, almeno per il comparto motociclistico, la M.A.S non arriverà più ai livelli pre-conflitto e chiuderà l’attività nel 1956. La fabbrica, la produzione e le vicende della Guidetti Condor avranno invece un percorso diverso, dai fasti del dopoguerra, che fece di Santa Cristina e Bissone una sorta di cittadella metalmeccanica, al fallimento decretato nel 1971.Consiglio a tutti di approfondire questa parte di volume possibilmente unita ad una visita, sempre a Santa Cristina, al Museo contadino della Bassa pavese. Sarà un viaggio a ritroso che sembra lontano ma è solo ieri, certamente farà riflettere sul presente e guardare con più ottimismo un futuro che appare, al momento, incerto.