domenica 3 dicembre 2017

Rombi d'altri tempi al Motor Show


Cooper, Ferrari, Lotus, Surtees e Wolf all'Area 48 Motul Arena. Altri esemplari leggendari in mostra al padiglione 21 intitolato alla "Passione Classica Racing". I rombi del passato e la leggenda che rivive al Motor Show con l'esibizione di alcune monoposto F1 Storiche hanno riacceso emozioni mai sopite nei tanti appassionati presenti.

Nel Padiglione 21, quello intitolato alla “Passione Classica Racing”, sono in mostra autentici gioielli della storia del Campionato Mondiale di Formula 1. Dalla Maserati 250F (2.493 cc. 6C, 240 CV a 7200 giri – 2.490 cc., 12V, 310 CV a 10.000 giri, 650 kg.), che conquistò il titolo iridato nel 1954 e 1957 con Juan Manuel Fangio. Alla Ferrari 126 CK, (1.500 cmc, V6 120°, turbo KKK, 570 CV, 611 kg, passo 2718 mm.), numero 27, la prima F.1 Turbo della casa di Maranello, che nel 1981 ritornò alla vittoria con Gilles Villeneuve a Monaco ed in Spagna.

Ma non solo, perché la storia della Formula 1 al Motor Show è stata anche esposizione dinamica, con l’esibizione che ha visto protagoniste nell’Area 48 Motul Arena una straordinaria teoria di monoposto testimoni della massima espressione tecnica dell’automobilismo mondiale.
Dalla Cooper T51 del 1959, che per prima introdusse il motore posteriore, alla Wolf WR7 del 1979 che arricchì la scuola inglese tutta fondata sul motore Ford Cosworth DFV 3.0 V8.


Cooper T51 | 1959

È uno degli esemplari della stessa vettura che nel 1959 vinse il Campionato Mondiale con Jack Brabham e soprattutto convinse sulla necessità tecnica di posizionare il motore al posteriore. Il sovvertimento di un dogma, quello dei “buoi davanti al carro”, che Enzo Ferrari avrebbe fino a quel momento sostenuto furiosamente, per poi dover ritrattare in tempo utile alla vittoria del titolo del 1961. Fautrice di un’autentica rivoluzione tecnica, la Cooper T51 in realtà anche nella sua stessa epoca è riconosciuta come vettura costruttivamente semplice, ma comunque telaisticamente efficace riuscendo a sopperire alla minore potenza del motore valutata nell’ordine dei 40 CV rispetto alle più potenti, Ferrari in testa. Il telaio è tubolare con sospensioni a ruote indipendenti, con molle all’avantreno e balestra trasversale al retrotreno. Altra novità introdotta è alle ruote, realizzate in lega leggera e non più a raggi. Motore Coventry Climax da 2.495 cmc, due valvole per cilindro, 240 CV a 6750 giri, cambio a 4 marce senza retromarcia. Peso di 540 kg, poco più di 1 metro le carreggiate (anteriore 1.190 mm, posteriore 1.220). Al volante di una Cooper T51 fece il suo esordio in automobilismo John Surtees in gare non titolate e prima di fare il suo esordio nel Mondiale F1 nel 1960. A convincerlo dell’opportunità di lasciare le due ruote fu Ken Tyrrell che in quegli anni schierava in pista le Cooper, prima di diventare costruttore.
Pilota Motor Show. Matteo Tullio, proprietario della vettura, già pilota di vetture moderne nel Campionato Italiano Prototipi nei primi anni 2000 e nel GT sulla Lamborghini Supertrofeo.

Lotus 18 | 1960

È l’esemplare della prima vettura di successo per la Lotus. Si ispira alla medesima filosofia costruttiva della Cooper T51 che in questo caso viene proiettata fino al posizionamento quasi centrale del motore. Stesso motore Coventry Climax da 2.495 cmc, due valvole per cilindro, 240 CV a 6750 giri, poi sostituito nella stagione F1 del 1961 da un Climax 1.5 litri come da nuova regolamentazione tecnica. Telaio tubolare, sospensione anteriore e posteriore a doppio braccio oscillante, barra antirollio, cambio per la prima volta in F1 sequenziale. La posizione del pilota è per la prima volta semireclinata ed il peso di 440 kg. A differenza della Cooper che aveva serbatoio carburante solo ai fianchi, la Lotus ha invece serbatoio principale anteriore e centrale, sotto il sedile. L’esemplare in gara al Motor Show è dotato di roll bar installato in epoca recente per motivi di sicurezza. Tra i piloti che la guidarono nel Mondiale F1, Striling Moss e Jim Clark che esordì nei Gran Premi nel 1960. Nello stesso anno la Cooper si laureò vicecampione costruttori anche con il secondo posto a Silverstone di John Surtees.
Pilota Motor Show. Andrea Guarino, pilota di auto storiche anche Formula Junior e proprietario della vettura.

Surtees TS8 | 1971

E se John Surtees, l’unico pilota al mondo ad aver conquistato il titolo iridato sia nelle moto che in Formula 1 (1964 Ferrari), debutta da pilota con Cooper e Lotus, poco più tardi avvierà anche la carriera da costruttore. La Surtees TS8, in particolare, è la reinterpretazione, per la serie inglese F5000 del 1971, della TS7 che nel 1970 costituì il debutto in F.1 della scuderia britannica. La TS8 è ha telaio monoscocca in alluminio e motore Chevrolet da 5 litri da 465 cv, cambio Hewland.
Pilota Motor Show. Carlo Maria Del Conte

Ferrari 312 B3 | 1974

È la vettura con la quale la Ferrari si rilancerà definitivamente al vertice del Campionato Mondiale di Formula 1. Prima di ritrovare la competitività che la lancerà alla vittoria del titolo iridato 1975 ed alle repliche nel 1977 e 1979, la Casa di Maranello realizzerà 12 differenti monoposto di F.1 dal 1970 al 1973. La 312 B3-74 è perciò il risultato vincente di un lungo e difficile sviluppo tecnico che permette alla Ferrari di sfiorare il Campionato Mondiale con Clay Regazzoni (per 1 punto alle spalle della Lotus di Emerson Fittipaldi). Il pilota ticinese realizzerà con Niki Lauda, alla prima stagione in Rosso, un totale di 3 vittorie ed 11 pole position. Una storia tecnica scritta di fatto dall’Ing. Mauro Forghieri che applica alla 312 B3-74 quei paradigmi aerodinamici per la prima volta introdotti sulla sua Ferrari B3 soprannominata “spazzaneve”, realizzata nell’estate 1972, ma poi lasciata inutilizzata nel reparto corse senza mai essere schierata in un Gran Premio. La B3 “spazzaneve” era a sua volta ispirata alla 312 PB, la Sport Prototipo che nel 1972 vinse il Mondiale Marche e che si caratterizzava, tra l’altro, per il passo corto e l’elevata deportanza della carrozzeria. Recependo questi stessi capisaldi tecnici, la B3-1974 venne impiegata per tutta la stagione 1974 e per i primi Gran Premi del 1975 in attesa della poi iridata 312 T. Motore Ferrari 12 cilindri boxer a V da 180 gradi, di 2.992 cmc da 520 CV a 12.500 giri, cambio Ferrari longitudinale (poi trasversale nella successiva 312 T) a 5 marce, telaio monoscocca in tubi di acciaio con pannelli di rinforzo in alluminio, 578 kg di peso, passo da 2500 mm, carreggiata anteriore 1.590, posteriore 1.620 mm.
Pilota Motor Show. Franco Meiners, già pilota di auto moderne GT e storiche e proprietario della vettura.

Wolf WR7 | 1979

Se la Ferrari è tra le poche della storia della Formula 1 ad essere stata costruttrice della vettura completa, ovvero sia di telaio che di motore, sono soprattutto di origine britannica le scuderie che si cimenteranno nel Mondiale realizzando inedito il solo telaio ed affidandosi al collaudato Ford Cosworth DFV 3 litri per quanto al propulsore. Tra le testimoni di quella era consolidatasi negli anni ’70 e poi proseguita fino all’avvento del Turbo, è la Wolf che nel 1977 fu vicecampione con Jody Scheckter ed entrò nella storia della F.1 per aver conquistato con la WR1 la vittoria al Gran Premio d’esordio. Ultima F.1 del marchio del Lupo, la WR7, progettata da Harvey Postlethwaite (che nel 1981 approdò alla Ferrari per la 126 C2 del 1982), corse il Mondiale del 1979. Il telaio è monoscocca realizzata con pannelli in alluminio honeycomb rivettati, motore Ford Cosworth DFV 3.0 V8 da 480 CV a 10.500 giri, cambio Hewland FGA 400 a 5 rapporti, passo di 2667 mm, carreggiata anteriore 1.780, posteriore 1.626 mm e peso di 585 kg. La sospensione è a quadrilateri deformabili con elementi elastici a molle elicoidali azionate a bilanciere anteriore è a bilanciere con molla-ammortizzatore interna. La WR7 fu guidata da James Hunt e Keke Rosberg. In tutta la sua storia di F1 la Wolf è stata perciò guidata da soli Campioni Mondiali (Schekter 1979, Hunt 1976 e Rosberg 1982) o Indycar come Bobby Rahal (1986, 1987, 1992 e 500 Miglia Indianapolis 1986) che corse due GHP nel 1978.
Pilota Motor Show. Rudolf “Rudy” Raml.




- Fonte Aci Sport
- Foto Davide Stori